I vitellini

I vitellini


Quand’ero piccola ogni giorno andavo nella stalla a vedere le mucche che erano tutte allineate con il muso rivolto verso la mangiatoia; stavano sempre masticando.
Noi passavamo correndo davanti a loro grattando il muso ad una, tirando le corna a un’altra e arrivavamo al recinto dov’erano i vitellini. A loro mettevamo la mano in bocca e quelli succhiavano. Li avevamo abituati così quando avevamo insegnato loro a bere il latte di farina dai secchielli.
Venivano svezzati presto poverini, perché il latte delle mamme veniva venduto; per loro veniva preparato il latte di farina. Si faceva scaldare l’acqua e in questa veniva diluita la farina di latte, poi si preparavano le razioni negli appositi secchielli. Quando arrivava l’ora di mangiare, noi ci mettevamo in linea, ognuna con il secchio pieno di latte di farina e aspettavamo che qualcuno aprisse il recinto.
I vitellini uscivano come matti, dando calci all’indietro e andando da una parte all’altra senza una meta precisa. Alla fine ci vedevano e puntavano tutti verso lo stesso secchio. E quando finalmente ognuno riusciva ad averne uno per conto suo, tuffavano il muso pazzi dall’odore del latte, ma poverini…loro sapevano solo succhiare, non bere. Allora noi mettevamo la mano dentro il secchio e quelli, succhiando la mano, bevevano tutto il latte e quando si accorgevano che non ce n’era più davano colpi al secchio e non ci mollavano più la mano.
Noi li piangevamo come figli quando li vendevano. Babbo non aveva manco il coraggio di consolarci tanto si sentiva in colpa, come quando ci portava gli agnellini e l’indomani te li vedevi scuoiati senza essere neppure avvertiti.
E di queste cose a casa nostra ne succedevano molte…
( Albertina Piras )