Sa bella de su mundu

Sa bella de su mundu


Insieme al suo servo Battista, qualche volta passava nel nostro vicinato signorina Cicita Serpi. La chiamavano “Sa bella de su mundu” Aveva i capelli chiari, due trecce attorcigliate intorno alla testa, aspetto cittadino, abiti sgargianti, rossetto sulle labbra, occhiali da sole.
Il servo Battista portava la sporta e lei la borsetta.
Tutti li seguivano con lo sguardo, finché non si vedevano più e poi dicevano a noi ragazzini: “Andate a vedere in quale casa entrano, ma non fatevi vedere.”
Signorina Cicita conosceva tutti i segreti della magia. Se in qualche famiglia c’erano problemi, lei li risolveva, se c’erano fatture le scioglieva, se si verificavano furti, lei o diceva nome e cognome del ladro, oppure metteva “brugaria e spinni in corpus de su ladroni” ( malessere in corpo al ladro ) da costringerlo, nel giro di poco tempo a restituire tutto.
Signorina Cicita aveva una personalità forte e incuteva timore alla gente. Il suo servo Battista sorbiva come i bicchieri di vino che beveva tutte le osservazioni che la sua padrona gli faceva ed era sempre docile e sottomesso.
Mentre noi andavamo a spiare zia Cicita con zio Battista, le vicine discutevano in strada in attesa di notizie.
Quando tornavamo, noi dicevamo:
“ Sono entrati in tal casa”.
E loro:
“Dev’essere per questo e per quest’altro”
E tutte credevano nelle pratiche e nei riti di signorina Cicita.
Zia Tilde diceva che una volta un proprietario aveva concluso i lavori di mietitura e aveva i covoni di grano pronti per essere trebbiati.
Qualcuno era entrato nell’aia e aveva appiccato fuoco bruciando tutto il suo raccolto.
Possiamo ben immaginare la gravità della cosa, ma ciò che era diventato terrificante era l’atteggiamento che questo proprietario aveva assunto nei confronti di tutte le persone che gli stavano accanto, perché i sospetti erano caduti indistintamente su tutti: amici, conoscenti, operai, parenti.
Ascolta – gli aveva detto un giorno la domestica – perché non riversi il tuo odio solamente verso la persona che ti ha fatto del male? Accendi una lampada tutti i giorni e invocati al santo tuo prediletto, al tredicesimo giorno metti uno specchio davanti alla lampada e guarda e vedi chi è che ti ha messo fuoco nell’aia.”
Il proprietario aveva fatto davvero così e al tredicesimo giorno aveva visto veramente riflesso nello specchio il mucchio dei covoni e la persona che stava appiccando il fuoco.
Certo non aveva potuto farci niente lo stesso, però almeno i suoi sospetti non erano ricaduti più sui poveri innocenti ed era diventato di nuovo l’uomo amabile di un tempo.
Tanta gente credeva in queste cose e zia Cicita attraverso la lettura delle carte svelava tanti segreti. La ricompensavano con uova fresche, salsiccia, galletti. Così lei, che non aveva nessun reddito e viveva in casa d’affitto, campava con il suo maggiordomo fedele senza chiedere l’elemosina a nessuno.