Piante e fiori dei giardini e degli orti del tempo passato

Piante e fiori dei giardini e degli orti del tempo passato


 

In passato Villamar era un centro molto conosciuto per le produzioni orto fruttifere, grazie ai rigogliosi orti che fiorivano alle rive del Fiume Mannu e del Rio Cani. Sorgevano infatti quasi venti orti e tra questi c’erano anche gli orti giardini adibiti a frutteti con diverse qualità di frutta, tutti regolarmente custoditi da un ortolano. I giardini frutteti non avevano un pozzo per l’impianto della noria, a differenza degli altri. Gli orti irrigui erano: “ s’ottu de Sisinni Pibi, s’ottu de Bissentica, in zona Frumixeddu; is ottus de su vicariu Tronci che ne possedeva tre: uno in zona Frumixeddu, il secondo in “ Santu Giuseppi” , il terzo in zona “ Arriu Cani”, conosciuto come s’ottu de Cadeddu; s’ottu de dottori Melis, diviso in s’ottu de Clemetina e s’ottu de Linu, in zona Frumixeddu; s’ottu de Giuanniccu e Catelina Mura in zona “ Su mori de Murgia”; s’ottu de Sisinni Paschia, in zona “ Su Mori de Murgia”; s’ottu de don Tenenzu in “ Sa mata de sa Prama” di eredità dei Paschina; s’ottu de su Bosau Mannu, zona “ Arriu Pilloi”; s’ottu de Francischiu, s’ottu de Bicia Satta in zona “ Arriu Pilloi” , s’ottu de Afisinu Cagoi, in zona Santu Giuseppi; s’ottu de Giustiu Caddeu in zona “ Arriu Pilloi”; s’ottu de Mauriziu in sa Gruxi Santa; s’ottu de Peppiu Saba in zona “ Frumixeddu”; s’ottu de Srabadoriccu Scau, in via Campuiossu; s’ottu de Pierinu, in “ Campuiossu”.

Ricordiamo anche i nomi di alcuni “ ottuausu” ( ortolani ) che continuarono il lavoro fino alla cessata attività degli orti:  Antonicu Pilloi detto ( Cocoi ), Antiogu Ottu, Costantinu Casua (Cropettu ), Luisicu Ghiai, Filippu Ottu, Antoninu Arrubiu, Luisicu Saba, Peppiu Saba, Cretixeddu Muscas, Fortunatu Ortu, Zerafiu Murru, Giuseppi Ciarrois, ziu Peppiu Podda, ziu Mundicu Ferreri, Luisicu e Luisa Angius ( Baballotti ).

Chi svolgeva questo mestiere aveva la possibilità di avere un reddito migliore rispetto ai braccianti o ai pastori. Curiosa era una diceria in riferimento alle mogli degli ortolani che si occupavano della vendita “ de sa rada” ( della verdura al dettaglio )al prezzo di dus francus, 5 francus, 15 francus, a seconda della qualità e quantità del mazzo di verdura. Si pagava in monete, ed esse avevano il grembiule con una grande tasca dove riponevano gli incassi delle vendite che facevano tintinnare apposta, si diceva, per spavalderia, visto che nelle tasche degli altri il suono era diverso, perché c’era povertà.

Erano tanti gli ortolani che tramandavano il mestiere ai propri figli. Il lavoro era faticoso e impegnava in tutte le stagioni dell’anno. Le famiglie erano numerose e c’era lavoro per tutti i figli: maschi e femmine, grandi e piccoli. Il lavoro più duro era quando arrivavano i carrettieri la sera per fare il carico della verdura: cavoli, ravanelli, melanzane, lattughe. I vari ortaggi venivano estirpati, puliti dalla terra, lavati, contati, fasciati e caricati sul carretto. Quest’ultimo veniva trainato quasi sempre da un asino e pensando alla lentezza dell’animale si può ben comprendere il tempo impiegato per giungere nei vari paesi della Marmilla, come Pauli Arbarei, Lunamatrona, Ussaramanna, Villanovafranca e altri. Erano tanti i carrettiei che si spingevano in lontani paesi per vendere la biologica verdura.

Il paese di Villamar in quest’attività non aveva concorrenti, agevolato dal fatto che aveva i suoi corsi d’acqua: Flumini Mannu e Rio Cani.

Con questi corsi d’acqua non tutto filava liscio, soprattutto al sopraggiungere delle piogge. I fiumi si ingrossavano e zone del paese rimanevano isolate per giorni. Previdenti, quelli che si trovavano in zone a rischio di inondazioni, al momento del pericolo, si caricavano i figli a spalla e li portavano in zone sicure, a casa di parenti e amici.