Zio Nanni Martis

Zio Nanni Martis


Zio Nanni Martis faceva “ pettis de trabaxiu “ e andava a venderli nella zona dell’alta Marmilla.

 Quella volta, l’oscurità della notte lo aveva colto in viaggio, era stanchissimo. Si era fermato nelle campagne di Gonnosnò e si era addormentato sotto un cespuglio di lentisco.

Aveva cominciato a sognare…vedeva…” una cambarada “ di gente che ballava il ballo sardo e lo trascinava con loro prendendolo sotto braccio …lui non voleva entrare nel ballo, manco a pensarci… e se ne scappava, ma quella gente lo raggiungeva e lo trascinava nel ballo.

Quello che lo terrorizzava maggiormente erano le donne, perché  erano brutte da non poterle guardare e dalle loro bocche e dai loro occhi uscivano vampe di fuoco e…vm.. vm..vm  verso di lui…lo investivano come un lanciafiamme.

Si era svegliato di soprassalto, coperto di sudore.

“ Arrori ddas cundada cun femmiasa leggiasa e tottu! “ E pensava di essersene liberato.

Ma come riprendeva sonno, quelle tornavano all’attacco e lo volevano, lo volevano e saltavano fra le vampe di fuoco che emettevano e vmm vmm vmm.

Così aveva trascorso la notte zio Nanni: prendeva sonno e tutte quelle donne che lo volevano trascinare nel loro ballo infernale e poi svegliava, si riaddormentava e c’erano sempre loro, sempre loro. E non se ne liberava più.

Solo al mattino era riuscito a prendere sonno bene, e le ballerine gli avevano dato tregua e non le aveva viste più.

A “ ndi ddu strobeddai de su sonnu “ a liberarlo dal sonno era stato un branco di cani da caccia:  l’avevano visto da lontano sotto il cespuglio e l’avevano preso per coniglio o lepre.

Zio Nanni si era alzato immediatamente e, come si era voltato, aveva visto il cimitero di Gonnosnò… e aveva ripensato al sogno.