Zio Antonichetto Tronci

Zio Antonichetto Tronci


Zio Antonino raccontava della volta che zio Antonichetto Tronci l’aveva chiamato a casa sua per scuoiare degli agnelli.
E lui arriva presto, valigetta con attrezzi del mestiere, pronto a fare il lavoro…ma zio Antonichetto in casa non c’è.
Non importa, lo aspetta, si siede.
Zia letizia, la moglie di zio Antonichetto, ha un gran da fare in casa con la decina di figli che si ritrova: ragazzini piccoli che si spandono come argento vivo in tutta la casa.
Intanto zio Antonino dispone i coltelli sul tavolo. Di tanto in tanto qualcuno si avvicina al tavolo…ci sono quegli arnesi col bordo luccicante! “ Ciuccio…piccolina…Non si tocca…Fa la bua…Va’ di là a giocare! “ E zio Antonino comincia a perdere la pazienza. Alla fine scatta:
“Senti, Letizia, per favore, tira fuori gli agnelli, perché io senza fare nulla qui non ci sto. Vuol dire che quando tuo marito arriva il lavoro lo trova fatto”
“Ma quali agnelli, scusa?”
Intanto arriva zio Antonichetto. La moglie gli dice:
”Antonino sta cercando agnelli”
“Daglieli, non li hanno portati?”
“No, ma scusa, che te li doveva portare?”
“Non so, qualcuno”.
“A nome di chi?”
“Non saprei”
Interviene zio Antonino
“Ma, scusa, Antonichetto, tu li hai commissionati?”
“Io? No, perché avrei dovuto?”
“Hai dato qualche terreno a pascolo?”
“No!”
“Ti deve soldi qualcuno?”
“Nessuno”
“Ma, allora, scusami, che lampo di agnello vuoi?”
“Ma che ne so io! Ieri ho visto un andirivieni di gente che portava agnelli nelle case. Sono andati dal dottore, dal brigadiere, dal segretario. Io ho pensato: ne porteranno anche a me! E invece, niente mi dite? E io cosa ci posso fare se sono così sfortunato. Antonino, cosa ci vuoi fare: ci beviamo un bicchiere di vino alla salute di e due!”
E così erano andate le cose.
Zio Antonichetto qualche bicchiere di vino lo beveva, ma a lui non la dava a bere nessuno. Nemmeno la morte.
Una volta, mentre stava zappando un pezzetto di terra, alza gli occhi per guardare il sole e regolarsi sull’ora…e vede la morte: brutta, vecchia, vestita di nero, grinzita più dell’uva passa. Lo stava afferrando per un lembo della giacca… ”Eh! Giù le mani! Calma! Ne hai di fretta a prendere la gente! Non lo vedi che sono ancora giovane? E tutta la baracca che ho chi la tira avanti? E i debiti? Non lo sai che sono pieno di debiti? Dammi il tempo di pagarli, no?”
“E va bene – gli rispose la morte – Paga i debiti e poi verrò a prenderti”
Possiamo ben comprendere il terrore di saldare i debiti di zio Antonichetto: lo afferrava un’angoscia terribile al pensiero che, una volta sistemati i debiti, dovesse rivedere quella faccia di strega, brutta e grinzita come l’uva passa. E qualche conticino lo lasciava sempre scoperto…per precauzione.
Nel periodo delle elezioni, zio Antonichetto saltava e diceva:”Io voto…Fiamma, Fiamma, Fiamma!”
“Guai a te – gli diceva zio Efisio Matzeu – quella brucia, ti brucia il raccolto. E poi sai cosa ti dico. I fascisti si devono tutto il vino che hai nelle botti e a te fanno bere l’olio di ricino!”
“Così è la storia” diceva zio Antonichetto facendosi serio.
Ma poi riprendeva con maggior vigore: “Io voto Fiamma, Fiamma, Fiamma”
E da lì non lo smuovevi più.
Ma era tutta questione di gusti, diceva babbo, anche questa storia dell’olio di ricino. Pare che queste dosi eccessive che facevano sorbire i fascisti alla gente che andava un po’ per conto suo, provocassero effetti collaterali perché assorbendo notevoli quantità d’acqua dal sangue, lasciavano l’organismo disidratato, col pericolo di collassi. Il compare di mamma per poco non moriva.
A zio Boico, invece, l’olio di ricino giovava. Lo faceva addirittura star bene. E poi gli piaceva…gli piaceva berlo.
Si prendeva il bicchierone di roba che gli davano, andava a sedersi in un seggiolone che c’era, tirava fuori dalla tasca della giacca un tozzo di pane e con soverchia lentezza, spilluzzicava il pane e sorbiva. Poi metteva il pane nel bicchiere e lo inzuppava, poi mangiava e poi sorbiva, finché vedeva finita la dose e ne provava dispiacere e … ne chiedeva un altro zinzino, se ce n’era ancora.
E’ questione di gusti perché ogni fatto, ogni avvenimento acquista significati diversi a seconda della persona che lo vive. Questo valeva per l’olio di ricino e per il fascismo. Non c’era nulla da fare. E Mussolini ci sarebbe voluto. Diceva zio Antonichetto.