La chiesa di San Pietro

La chiesa di San Pietro


L’edificio sorge all’interno dell’antico tessuto viario di Villamar, disposto su un rialzo di terreno che lo rende autonomo rispetto ai percorsi circostanti che lo delimitano solo per due lati. I due lati perimetrali rimanenti, sono composti invece dai fronti continui di vecchie case. La chiesa sorge quindi isolata, all’interno di un quadrilatero molto irregolare.

Fu costruita in due tempi diversi. In origine doveva avere una sola navata e due ingressi: uno in facciata e l’altro nella navata laterale destra.

Ingresso laterale

La chiesa trova precisi confronti con quelle di Santa Maria di Bonacardo, San Lussorio di Fordongianus, di San Gemiliano di Sestu, San Pietro a Quartu S. Elena, tutte ascrivibili alla seconda metà del XIII secolo.

Il primo impianto, edificato risale al 1270, a navata unica, conclusa da un’abside semicircolare; un portale sul prospetto ed un portale secondario sul fianco destro.

La facciata, costruita in arenaria, è spartita in tre specchi da due lesene e due parastre collegate fra loro da una serie di archetti ascendenti e due paraste a sostegno di un fregio ascendente di archetti lobati, poggianti su mensole allungate modanate con decorazioni tutte diverse.

Successivamente alla costruzione dell’impianto a navata singola si aggiunse una seconda navata sul fianco sinistro allora in uso ( rito latino e rito greco come testimoiano le due croci che si trovano sul campanile a vela ).

L’aggiunta venne, quasi sicuramente, eseguita da maestranze diverse da quelle del primo impianto.

Fu inoltre aggiunto un campanile a vela a due monofore campanarie, impostato sul frontone originario.

Campanile a vela a due monofore

I prospetti laterali sono invece estremamente semplici, privi di decorazioni, se non alla base, e semplicemente intonacati.

In un periodo ancora successivo, probabilmente nel XVIII secolo, sulla metà del fianco destro, venne aggiunta una cappella.

Durante gli ultimi lavori di restauro sono stati apposti dei gradini curvilinei che sicuramente agevolano l’accesso, però hanno ridotto la visuale. In passato i gradini partivano dalle due porte d’ingresso facendo apparire più slanciata la costruzione.

L’interno è molto suggestivo: tre arcate sostenute da due pilastri lisci dividono le due navate. La copertura è in legno ed il tetto a due spioventi: la navata maggiore è a capriata, quella minore a unica falda spiovente.

Copertura della navata centrale a capriata.

La navata di sinistra conserva lungo il corridoio una panchina murata. Il pavimento è quello originario in pietra.

Lo stile è quello romanico-pisano, diffuso in tutta Italia a partire dall’XI secolo.

Sono presenti alcune acquasantiere che si pensa provengano da antiche chiese demolite.

In un secondo tempo, venne aggiunta nella navata settentrionale una cappella a volta. In questa cappella aveva sede la confraternita della Madonna d’Itria. Sulla mensa altarile si elevava la pala d’altare del Calise che recava al centro l’antico simulacro della Madonna d’Itria, oggi custodito nella chiesa campestre, mentre la pala si trova in parrocchia.

In quella cappella oggi i trova il simulacro della Madonna della Pietà.

Pregevole è anche la statua di Gesù nazareno, in legno scolpito e parrucca, del XVIII secolo.

Il presbitrio è illuminato da una finestrella e sulla destra si trova il pulpito e l’acquasantiera.

Molto interessante la statua lignea barocca di San Pietro in abiti pontificali, dorata e damascata. La statua è molto simile a quella di San Gregorio papa, di Sardara, perciò si pensa sia opera di artisti di scuola napoletana.

La statua non viene mai spostata, durante la processione di San Pietro, il 29 giugno, viene invece usata quella che si trova nella stessa chiesa, nella cappella di destra.

Interessante per il tipo di iconografia è la statua di S. Antioco, fatta ” a cannuga ” con abiti in tessuto. L’opera risale al XVIII secolo.

Lo stile della chiesa è quello romanico-pisano, diffuso in tutta Italia a partire dall’XI secolo.

Tuttavia si notano influenze stilistiche portate da maestranze orientali che seppero fondere ornamentazioni di derivazione arabeggiante con gli schemi e i modelli delle strutture esistenti.