Sant’Isidoro a Villamar

Sant’Isidoro a Villamar


La festa di S. Isidoro a Villamar era entrata in disuso, è stata ripristinata nel 2013 e da quella data gli agricoltori non perdono l’appuntamento con il loro santo patrono il 15 maggio, non solo, ma hanno anche espresso il desiderio al parroco di riportare in parrocchia la statua che era stata spostata in altra sede. La richiesta è stata subito accolta con piacere dal parroco don Ennio, molto legato alla terra sia per tradizione familiare che per passione sua personale.

Mancava anche un tavolino per riporre la statua, e bisognava farne uno su misura, ben solido, perché la statua è pesante.  

Non ci sono molti falegnami in zona, ma due parrocchiane si erano attivate per chiedere dei preventivi; alla fine Piero Mura, sempre in prima fila nei festeggiamenti di S. Isidoro, si era fatto carico di assumersi lui la responsabilità di garantire un tavolino per la statua di S. Isidoro. Le cose stavano andando per le lunghe, ma ne era valsa la pena aspettare, perché il tavolino per Sant’Isidoro è stato adattato non solo alle misure e alla pesantezza della statua, ma anche all’iconografia del santo agricoltore: perché il falegname artista l’ha intarsiato con grappoli d’uva e mazzi di spighe.

Questa bella sorpresa ha dato l’idea di onorare il santo non soltanto con la preghiera, ma anche con la creatività, con quello che ognuno può offrire, ricreando così quell’antico legame tra fede, arte e tradizione.

Da questa esigenza è nato pure un canto per S. Isidoro, tutto villamarese. Ed è nato anche il desiderio di restituire alla memoria collettiva tutti i ricordi che ognuno di noi custodisce, raccogliendoli  in un semplice libretto da affidare alla stampa.

Sabato, 5 febbraio 2022, dopo la messa vespertina, don Ennio ha benedetto il tavolino, e la statua di sant’Isidoro è stata sistemata nella navata di sinistra della parrocchia, vicino alla cappella dell’Immacolata.

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Il libretto che pubblicheremo sarà un’immersione nella vita del santo, un viaggio nel tempo e nello spazio per ricostruirne la memoria, e concentra e focalizza l’attenzione sul nostro paese, dove ha ricevuto grandi manifestazioni di fede e ancora ne ricalca le orme nel bisogno di mantenere vive le nostre tradizioni.

Si rimane colpiti dal fatto che un povero contadino analfabeta sia diventato patrono della Spagna e che nella lontana Argentina sia stata dedicata a lui una cattedrale diventata poi monumento nazionale.

Ma la fede porta a questo, perché la potenza di Dio innalza gli umili, come leggiamo nel Magnigicat.

Il legame con la terra poi è sempre attuale, perché da qualunque parte vogliamo andare, sempre con la terra dobbiamo fare i conti e alla fine, nonostante il progresso, rimaniamo sempre impotenti davanti alle calamità naturali, di fronte ai disastri ecologici che noi stessi abbiamo causato entrando nell’ottica di un’economia globale che ci riduce a diventare servi di un sistema che spesso scorda l’antica vocazione, l’antico primato, l’amore per la natura e il giusto equilibrio con essa.

S. Isidoro ci insegna anche a mettere Dio al primo posto, a pensare al regno di Dio, perché tutto il resto ci verrà dato in aggiunta. E in aggiunta lui ha ricevuto soccorso dagli angeli che lo hanno sostituito nel lavoro dei campi. Di questo ancora se ne tramanda il ricordo come testimonianza di fede nella Parola del Signore. E insieme a questo anche altri aneddoti che in semplici fatti illustrano chiaramente  da una generazione all’altra semplici verità che Dio ci manda attraverso la vita dei semplici e puri di cuore.