Galline e altri animali da cortile

Galline e altri animali da cortile


Quando portavo il becchime alle galline, qualcuna era ancora appollaiata sul muretto e appena mi vedeva arrivare spiccava un salto e con le ali aperte mi raggiungeva in fretta in fretta e tutte le altre correndo mi circondavano e facendo una specie di balletto sparpagliavano con i piedi tutto il mucchio del becchime. Schiamazzando arrivavano le anatre con processioni di anatroccoli dietro, due o tre beccate e poi andavano a bere. Infilavano la testa nell’acqua e poi la tiravano su bagnandosi, scuotendosi e arruffando tutte le piume.
Poi, impettiti e superbi arrivavano i tacchini, che tra ruote e gurgugli che si mettevano a fare perdevano tutto il tempo e quando si decidevano a chinare il capo per mangiare, le galline avevano già fatto piazza pulita di tutto.
Svegliati da tutta quella agitazione si affacciavano alle cellette i maiali grufolando e infilando il muso nelle stecche. Niente da fare per loro. Rassegnati tornavano a riposare.
Le galline invece crocchiando spiccavano un salto e salivano sul muretto…altro salto e arrivavano nella stalla, dove c’erano le mucche; queste erano tutte allineate con il muso rivolto verso la mangiatoia; stavano sempre masticando.
Noi passavamo correndo davanti a loro grattando il muso ad una, tirando le corna a un’altra e arrivavamo al recinto dov’erano i vitellini. A loro mettevamo la mano in bocca e quelli succhiavano. Li avevamo abituati così quando avevamo insegnato loro a bere il latte di farina dai secchielli.
Venivano svezzati presto poverini, perché il latte delle mamme veniva venduto; per loro veniva preparato il latte di farina. Si faceva scaldare l’acqua e in questa veniva diluita la farina di latte, poi si preparavano le razioni negli appositi secchielli. Quando arrivava l’ora di mangiare, noi ci mettevamo in linea, ognuna con il secchio pieno di latte di farina e aspettavamo che qualcuno aprisse il recinto.
I vitellini uscivano come matti, dando calci all’indietro e andando da una parte all’altra senza una meta precisa. Alla fine ci vedevano e puntavano tutti verso lo stesso secchio. E quando finalmente ognuno riusciva ad averne uno per conto suo, tuffavano il muso pazzi dall’odore del latte, ma poverini…loro sapevano solo succhiare, non bere. Allora noi mettevamo la mano dentro il secchio e quelli, succhiando la mano, bevevano tutto il latte e quando si accorgevano che non ce n’era più davano colpi al secchio e non ci mollavano più la mano.
Noi li piangevamo come figli quando li vendevano. Babbo non aveva manco il coraggio di consolarci tanto si sentiva in colpa, come quando ci portava gli agnellini e l’indomani te li vedevi scuoiati senza essere neppure avvertiti.
E di queste cose a casa nostra ne succedevano molte…