Zia Minetta

Zia Minetta


Zia Minetta, era una donna grassa grassa, mi aveva allattato lei. Forse per questo motivo in casa sua sentivo sempre odore di roba da mangiare. Faceva certi pentoloni di fave lesse. I figli mangiavano come lupi. Una volta in tempo di estirpare bietole, prima di S. Maria, zio Peppe Cabras aveva lasciato la sua cavalla legata a un palo in prossimità del fiume, dove si formavano le spiaggette dopo la stagione delle piogge; c’era molta erbetta, e la fune era sufficientemente lunga da consentirle di muoversi facilmente. Questa cavalla, con l’abitudine che hanno i suoi simili di coricarsi rotolandosi in se stessi, si era probabilmente imbattuta in qualche buca dovuta al prelevamento di sabbia per la costruzione di case, con il suo imponente peso non era riuscita a risollevarsi e a causa degli infiniti inutili tentativi di rialzarsi era morta affogata. Zio Peppe non era voluto manco andare a vederla, tanto lo faceva soffrire l’idea di averla persa. Non aveva voluto venderla nemmeno a bassa macelleria, per non sentirne parlare più. – Fatene quello che volete – aveva detto agli operai – ma non parlatemene più.
Quando l’aveva saputo zia Minetta aveva preso un coltello, una spada, un lenzuolo piegato in quattro, una corbula per contenere il tutto e si era diretta verso il fiume. Era tornata dopo un’ora con la corbula in testa, a passo lento.
Arrivata in cucina aveva attizzato la fiamma del caminetto e dato due o tre colpettini ai tizzoni scintillanti. Poco dopo era calata la brace. A quel punto prese una graticola, disposto fette di carne grosse un palmo, spianò la brace e avviò alla cottura. Poi prese un’altra graticola. I figli, una decina, presero tutti posto intorno al tavolo con piatto davanti e forchetta e coltello in pugno, un occhio alla brace scoppiettante con la graticola di carne quasi cotta e l’altro occhio alla graticola di carne cruda che la mamma stava preparando. Queste graticole andavano e venivano dal caminetto al tavolo per tutto il tempo che c’era voluto per vuotare la corbula, dopo di che ogni cosa fu rimessa al suo posto come se nulla si fosse fatto. Nonostante quel gran mangiare che si faceva, c’era sempre ordine in quella casa. Certo, però, l’odore della roba da mangiare rimaneva. O forse era un’impressione mia, perché in quella casa ero stata nutrita.