Racconti » Gente di casa - storie di vicinato


Quando la campagna cominciava a vestirsi dei colori dell’autunno con zia Luisa e zia Minia io andavo spesso a raccogliere le mandorle. Andavamo con la carretta trainata dal cavallo che aveva un passo elegante e fiero. Facevamo il tragitto accompagnati dalla musica dei suoi zoccoli, che cambiava a seconda della strada in cui si passava. …leggi l’articolo


Zia Minia, la nostra vicina, raccontava che, subito dopo il fidanzamento, zio Peppino era stato richiamato in guerra ed era partito senza dare notizie di sé. Zia Minia faceva il fatto suo, in attesa che arrivasse il fidanzato, e non perdeva l’occasione di una giornata di lavoro in paese o in campagna che fosse. Al …leggi l’articolo


Di fronte alla fonte dove si andava a prendere l’acqua, c’era l’orto dei Podda. Era un incanto. C’erano piante di melograno, albicocche, susine, prugne, pere, mele e una spettacolare pianta di more nere. Se pagavamo l’ingresso, che era dieci lire, potevamo entrare nell’orto e starci una mattina, mangiare tutte le more che volevamo, riempirci le …leggi l’articolo


In casa la vita era frenetica, non avevi un attimo di respiro, tutti in eterna agitazione andando e venendo da una parte all’altra. E se non si lavorava si parlava, si rideva, si scherzava, si litigava. Ma per il silenzio non c’era posto. Il silenzio e la tranquillità erano banditi, perché erano sinonimi di inettitudine, …leggi l’articolo


  La raccolta della paglia si faceva dopo la mietitura, quando nelle aie si faceva silenzio e rimanevano soltanto i grandi mucchi di paglia. Allora arrivavano i carri trainati dai buoi aggiogati, tutti provvisti di cedras de palla, alte fino a due metri fatte con listelli di canna e bacchette di cadumbu. Questi carri venivano …leggi l’articolo


Quand’era piccolo zio Ernesto non era voluto andare a scuola. Aveva la testa dura; la maestra non era riuscita a fargli passare dentro nemmeno una lettera dell’alfabeto. E poi non collaborava niente, la voleva sempre vinta lui e aveva la bocca aperta come un forno, dicendo peste e corna di tutti. Quando la mamma si …leggi l’articolo


Quando portavo il becchime alle galline, qualcuna era ancora appollaiata sul muretto e appena mi vedeva arrivare spiccava un salto e con le ali aperte mi raggiungeva in fretta in fretta e tutte le altre correndo mi circondavano e facendo una specie di balletto sparpagliavano con i piedi tutto il mucchio del becchime. Schiamazzando arrivavano …leggi l’articolo


Quando la stagione primaverile avanzava e incominciava a farsi sentire il caldo, le prime bestie a risentirne erano le pecore, con quella lana fitta che avevano addosso. Quando erano raggruppate tiravano fuori la testa dal mucchio per cercare più aria da respirare: avevano bisogno di fresco. Era giunto il tempo della tosatura. Questa si concludeva …leggi l’articolo


Zia Minetta, era una donna grassa grassa, mi aveva allattato lei. Forse per questo motivo in casa sua sentivo sempre odore di roba da mangiare. Faceva certi pentoloni di fave lesse. I figli mangiavano come lupi. Una volta in tempo di estirpare bietole, prima di S. Maria, zio Peppe Cabras aveva lasciato la sua cavalla …leggi l’articolo